How I Learned to Stop Worrying and Love the Virus

Covid-19 — Lockdown  2020

Dal primo giorno di quarantena mi sono dato due regole: non pensare troppo al “dopo” e non accettare videochiamate. All’inizio l’eccezionalità della situazione è stata una scossa di adrenalina, ma con il passare dei giorni è scesa e lentamente ci si abitua. In campagna, dove vivo, gli effettivi visivi del coronavirus sono meno eclatanti e questa decentralità rispetto al cuore degli eventi può essere frustrante. Viceversa, le stradine adiacenti sono una piccola valvola di sfogo per vincere il senso di claustrofobia. Ho iniziato a fotografare ciò che si trova all’interno del perimetro di casa, o poco al di fuori, senza l’idea di voler raccontare qualcosa. È stata piuttosto una diversa forma di ginnastica che ha reso più sopportabile l’isolamento. Da qui il titolo mutuato dal Dr. Strangelove di Stanley Kubrick, pellicola in cui lo spauracchio mondiale era la bomba atomica.

Comunque, alla fine, un paio di videochiamate le ho accettate.

© Simone D’Angelo